La Casa anziani Cigno Bianco sorge su un terreno pianeggiante (4’585 mq di superficie) del comune di Agno, tranquillo e ben servito dai mezzi pubblici; a lato dell’edificio scorre il fiume Vecchio Vedeggio. La struttura è quadrata e compatta a mattoni rossi, con ampie finestre e balconi in ferro. Essa è suddivisa in quattro piani più un cantinato, costituito dai locali tecnici, che garantisce l’accesso veicolare dei vari servizi; inoltre dispone di un giardino, circostante l’edificio, e di una veranda coperta.
Il piano terra è contraddistinto dal graditissimo spazio centrale aperto che, quale corte interna, facilita i contatti visivi e d’incontro. Come afferma l’architetto Angelo Bianchi, che insieme all’architetto Gabriele Milesi si è occupato del progetto, l’idea era quella di “eliminare il più possibile l’isolamento dell’anziano e di favorire il rapporto dell’ospite con la società e le istituzioni per superare i problemi di emarginazione, di solitudine e di paura”.
D’altra parte era importante trovare un’armonia tra i luoghi d’incontro e quelli per appartarsi, “stimolando l’anziano a partecipare attivamente alla vita comunitaria senza però precludergli la possibilità di ritirarsi nella sua sfera privata, ed avere una sua intimità”.
Al pian terreno si trovano i servizi amministrativi e le seguenti infrastrutture: sala ristorante, bar, sala tv, parrucchiera e pedicure, fisioterapia e ergoterapia, locale animazione e cappella. La sala ristorante è concepita in modo di dare la possibilità a tutti gli ospiti della Casa di consumare i pasti in comune; ai piani infatti è previsto solo uno spazio ridotto riservato agli ospiti con particolari problematiche.
In quest’ottica anche il l bar, che delimita la corte interna, diviene un punto d’incontro sia per gli ospiti della Casa che per i visitatori esterni. Il I, II e III piano sono spazi privati per gli ospiti, comprensivi delle camere disposte in un sistema circolare di corridoi, delimitati da una balconata rivolta verso il patio interno. Ogni piano dispone di 24 posti letto, suddivisi in 16 camere singole e 4 camere doppie.
Gli architetti hanno dato molta rilevanza alle sinergie con il mondo esterno, alimentate dalla luce solare che filtra attraverso il tetto e dal contatto diretto dai balconi delle camere e dalle finestre, anche alla fine di ogni corridoio.
L’edificio, grazie alla progettazione lungimirante, è sempre al passo con i tempi. Un “gioiello”, così come veniva definito dal primo presidente della Delegazione consortile, Carlo Bottini, nel suo discorso inaugurale: “Gioiello, poiché dal punto di vista architettonico e tecnico ma anche da quello umano e della vivibilità per l’anziano, noi riteniamo che gli architetti Bianchi e Milesi abbiano realizzato un’opera pubblica di alta qualità dove gli spazi, le luci, le ombre, le rette, le curve e i materiali si uniscono in un insieme euritmico, raffinato, gradevole, accogliente e funzionale”.
All’interno del Cigno Bianco non è stato trascurato nemmeno il lato artistico, grazie ai dipinti su grandi tele realizzati dall’artista agnense Gianni Realini e posti nel corpo centrale, nella cappella e sui piani. Opere che “s’inseriscono mirabilmente nel paesaggio architettonico perché animate da una cromaticità, da un movimento, da una gestualità e da contenuti veramente di grande rilevanza”.